Recensione N.E.R.O. – Parte 1 di 2

Recensione N.E.R.O.

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Recensione N.E.R.O. – Parte 1 di 2

Recensione N.E.R.O. – Parte 1 di 2

Dopo un anno dal suo arrivo su Xbox One, N.E.R.O.: Nothing Ever Remains Obscure approda anche su PC e PS4. Il gioco, sviluppato dalla software house italiana Storm in a Teacup, si presenta come una graphic novel con elementi puzzle ambientata in un cupo mondo fantasy e fa del suoi punti di forza la narrazione e la direzione artistica.

L’intento con cui i ragazzi di Storm in a Teacup hanno sviluppato N.E.R.O. era quello di creare un gioco caratterizzato da una forte identità e che si distinguesse dalla “massa”. Ed il problema è proprio qui: un fenomeno che sta da anni affliggendo l’industria videoludica è proprio questa “fuga dalla massa” che, partita dal panorama indie, ha iniziato a colpire anche i giochi tripla A.

Per carità, siamo i primi ad incentivare un mercato vario, ricco di titoli di ogni genere e dove si cerchi di sperimentare nuovi sistemi di approccio al gioco… Ma che succede se tutti cercano di distinguersi allo stesso modo? Che succede se la frase “il nostro gioco è diverso” diventa una scusa per coprire un comparto tecnico scadente ed un gameplay piatto? Il risultato è una lunga serie di giochi simili fra loro, che vantano una forte identità che non hanno più e con la quale sperano di coprire i grossi difetti che in realtà hanno. N.E.R.O. ne è un esempio.

Se già non era riuscito a colpire abbastanza sul panorama Xbox One dell’anno scorso, dove in effetti di titoli simili ce ne erano pochi, come può riuscire a distinguersi oggi, nel 2016, su PS4 e, soprattutto, su PC, dove di titoli indipendenti simili, e spesso migliori, ce ne sono a centinaia?

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Avvicinatosi al mondo del gaming con il Game Boy, è sempre rimasto fedele a Nintendo, senza disdegnare il PC Gaming. Entra a far parte di ST Games nel 2014 e col passare del tempo ricopre un po' tutti i ruoli, saltando velocemente da uno, all'altro. Ora, dopo qualche mese di assenza, lavora come newser.